Il vescovo Lazaro Carafino, a seguito della sua visita pastorale nell'ottobre 1626, detta le seguenti disposizioni: "Si chiuda il luogo dell'ossario che è aperto e lo si riduca alla forma (prescritta)". Ma lo stesso Carafino dieci anni più tardi annota: "Non c'è l'ossario. Ci dissero che le ossa furono sepolte sotto il portico che è davanti alla chiesa". Ambrogio Torriani scrive nel 1669: "Con l'occasione si facci l'ossario con sua ferrata o cancello".
Quasi un secolo più tardi, nel 1761, il vescovo G. B. Albrizzi-Pellegrini osserva: "C'è fuori (dalla chiesa) piazza e ossario nuovo, costruito come a devozione di benefattori; è munito di grata in ferro, ornato con pitture dentro e fuori, per le ossa esumate". L'elegante costruzione, "quasi ad ottagono", che sta ancora oggi sul sagrato accanto al campanile è verosimilmente quella del 1761. Nel 1930 l'edificio viene dichiarato monumento posto sotto la protezione della legge del 1909. Purtroppo, a dipendenza anche delle scarse possibilità finanziarie della Parrocchia, esso cade in uno stato di abbandono.
Finalmente nel 1959/60 il Patriziato di Someo prende l'iniziativa e finanzia il rifacimento del tetto. Dovranno trascorrere altri 15 anni prima che si elaborasse un progetto di restauro. I lavori saranno poi eseguiti negli anni 1978/79. Dei dipinti, di cui parlava il vescovo Albrizzi-Pellegrini, rimangono poche tracce: lo scheletro sulla facciata verso il paese, la tiara e la mitra sopra il portale d'ingresso e, all'interno, la smunta crocifissione sulla parete di fondo.