La chiesa parrocchiale e l'ossario ottagonale figurano dal 1938 nell'elenco dei Monumenti storici ed artistici (oggi Beni culturali) protetti del Cantone Ticino. Per quanto concerne la dedicazione della chiesa si può osservare che essa ha subito diversi cambiamenti: nel 1578 essa risulta dedicata a S. Placido, nel 1591 a S. Placido o Eustachio, in seguito fino al 1931 unicamente a S. Eustachio. Nel 1931, il sacerdote Giovanni Sarinelli indica quali patroni S. Placido e S. Eustachio e quale compatrono S. Giacomo.
Già menzionata in una pergamena del 1365: "Actum Someo in pasquario (sagrato) eclexie Santi Platii", ha subito nel corso dei secoli parecchie importanti modifiche. Si possono qui citare i principali interventi in successione cronologica (v. anche lo schema « ipotesi sull'evoluzione storica »): l'aggiunta del coro, la costruzione della cappella della Madonna, del nuovo battistero, della sagrestia a sud, della cappella di S. Bernardo, di un ulteriore prolungamento del coro, di un nuovo portico, dell'abside, del soffitto della navata (l'attuale volta ribassata ha sostituito un soffitto a cassettoni) e l'aggiunta della cantoria.
Nuovi importanti interventi di restauro hanno avuto luogo, sotto la drezione dell'architetto Maria Rosaria Regolati Duppenthaler, nel 2007-2008 e nel 2911. I dipinti e le decorazioni sono state restaurate, mantenendo lo stato novecentesco, da Silvia Gallina.
Le decorazioni ed i dipinti, sia all'interno della chiesa sia nel protiro, sono opera del pittore di Cerentino Giacomo Antonio Pedrazzi (1810-1879) e vennero quasi certamente eseguiti dopo il suo ritorno, nel 1855, dall'Australia quando parroco di Someo era Pietro Porta di Campo Vallemaggia (1833-1860). All'interno dell'edificio essi subirono, nel 1908, interventi di restauro che sono consistiti, oltre a ritocchi puntuali, nel rifacimento delle decorazioni e dei tinteggi dei fondi ma non hanno toccato le figure del Pedrazzi.
Le dimensioni della navata vista dai primi vescovi (1591-1596-1597) corrispondono sia in pianta che in alzato a quelle attuali. La sostituzione del soffitto a cassettoni con l'attuale volta ribassata risale probabilmente alla prima metà dell'Ottocento. Il tinteggio a finti marmi delle pareti é del 1908. Il pulpito in marmi policromi, con il baldacchino in legno, risale alla metà dell'Ottocento (le relative spese sono documentate negli anni 1845 e 1850/51/52). Il battistero di marmo, in una cappella a volta, é già citato nei resoconti del vescovo A. Torriani nel 1669.
Tutta la superfice della volta è decorata da dipinti ottocenteschi con al centro la rappresentazione dell'Assunzione che riprende la corrispondente opera di Guido Reni (1575-1642) presentando però una inversione destra-sinistra rispetto all'originale. Nei riquadri attorno all'Assunzione angeli in volo, putti e figure allegoriche.
Il coro, separato dalla navata da una balaustrata marmorea, é formato da due campate divise da un arco e da un'abside semicircolare con copertura a catino. Sotto l'arco é collocato l'altare maggiore. Questo altare in marmo occhialino della Val Camonica, realizzato nel 1778 da Elia Buzzi (1708-1780) di Viggiù, é stato voluto dal benefattore Gio Antonio Dalidio (1748-1792). Sulla volta della prima campata si può osservare al centro un dipinto che raffigura la creazione, in chiave i quattro evangelisti e sui pennacchi scene del vecchio e nuovo testamento. Sulla seconda campata al centro tre angeli e ai lati rappresentazioni della prigionia e del martirio di Eustachio (di nome Placida prima del battesimo al tempo dell'imperatore romano Traiano) con la sua famiglia: la moglie Teopista ed i figli Agapio e Teopisto.
Gli stalli in noce con intagli in acero, ideati dal parroco di allora Arturo Papa (1924-1940) sono stati realizzati nel 1937 dal falegname di Someo Claudio Lanotti. Gli schienali sono decorati con figure dei 12 apostoli, di Gesù e di Maria. I prospetti degli inginocchiatoi centrali portano le figure di S. Paolo e S. Eustachio.
Sulla parete sud della prima campata del coro, in false nicchie, S. Girolamo e S. Agostino. Di fronte, verso nord, S. Girolamo papa e S. Ambrogio.
La costruzione dell'abside dovrebbe essere avvenuta attorno alla metà del XIX secolo nell'ambito di radicali lavori nel coro. Infatti in un dipinto del 1812 di Escher von der Linth la chiesa appare chiaramente senza l'abside. Il dipinto sull'abside rappresenta S. Eustachio e un figlio, sul lato sinistro in vesti da soldati romani, la moglie Teopista con l'altro figlio, sul lato destro, nella gloria dei cieli con la Trinità, la Vergine Maria in un tripudio di angeli e putti.
Nella navata le due cappelle laterali pur essendo state costruite in tempi diversi presentano tratti comuni quali le balaustre e gli altari marmorei risalenti alla metà dell'Ottocento, i motivi delle decorazioni, l'apertura a lunetta, del 1937, con vetri a colori alternati.
Da un documento del 1611 risulta che l'erezione dell'altare della Madonna è legata alla rinuncia all'obbligo per gli "homini di Someo" di recarsi in processione, prima delle feste pasquali, alle chiese di Broglio, di Sornico e di Maggia. Il completamento di questa cappella ha avuto luogo fra il 1636 ed il 1669.
La statua della Vergine del Rosario in legno di tiglio, attribuita ad un Cerri di Ascona, reca incisa la data 1781.
La ricca decorazione con stucchi (capitelli, putti, cornici, Sibille), già sottolineata dal vescovo Olgiati nel 1719, viene fatta risalire alla seconda metà del XVII secolo.
Dipinti:
L'altra cappella laterale é documentata a partire dal 1653, "Fabricata dal Comune" secondo quanto scrive il vicario foraneo B. Berni. La dedicazione a S. Bernardo compare la prima volta nel 1703. L'apparato decorativo in rilievo é molto ridotto se confrontato con quello della cappella della Madonna.
La presenza della pala che reca le immagini della B. V. Maria, di S. Bernardo di Chiaravalle, di S. Antonio da Padova, dell'arcangelo Raffaele e di Tobiolo, è segnalata la prima volta nel 1719. Questo dipinto è attribuito al pittore Francesco Innocenzo Torriani di Mendrisio (1648-1700).
Dipinti murali:
Portico e facciata: la prima citazione di un portico risale al 1591. Le dimensioni di questo elemento sono ancora parzialmente ricostruibili grazie alle tracce conservate nel sottotetto dell'attuale portico.
Nel 1726 viene rifatta la " porta grande" della chiesa, lo ricorda la data 1727 incisa sul portale in sasso. Nel 1765 e 1766 nei libri dei conti sono registrate spese per "la scrittura del portico", è possibile si tratti dell'iscrizione sopra il portale ("la mia morte è la mia pena - la mia morte è vita per te - nell'anno 1536 fu edificata questa chiesa dedicata a S. Eustachio"). L'attuale portico, come risulta dalle spese elencate nei libri dei conti, è stato costruito nel periodo dal 1765 al 1771.
I dipinti e le decorazioni che ornano la volta del portico e la facciata della chiesa sono opera di G.A. Pedrazzi e sono stati restaurati da Silvia Gallina nel 2011.
Sulla volta del portico: tondo con l'esaltazione dell'Eucarestia. Attorno figure di angeli e arcangeli e quattro riquadri con putti sorreggenti un'anfora.
Sulla facciata della chiesa sotto il portico, in alto nella lunetta, la "Visione di Eustachio". Dipinto che presenta parecchie analogie con l'omonimo di Annibale Carracci (1585-1586) conservato a Napoli. Nelle due fasce laterali Agapio e Teopisto quali soldati romani a cavallo.